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Realizzare un nuovo pensiero economico socialmente sostenibile
Il ruolo dell'istruzione e dell'imprenditoria in Veneto

02/2014

Conferenza del 14/02/2014 di Ernst Schuberth (*)

Buona sera a tutti!

Mi rincresce di non essere capace di parlare in italiano. Sono molto contento di poter essere nuovamente qui a Cittadella. Come a molti tedeschi mi piace la lingua italiana ma purtroppo non posso parlarla sebbene la capisca un po'. É una lingua meravigliosa, per noi è come musica! E per questo motivo ci piace ascoltarla anche se non la capiamo.

Bene, effettivamente io credo che oggigiorno le maggiori influenze sull’educazione provengano dall'economia. Nelle nostre scuole in Germania, non so come stiano le cose qui in Italia, la gente davvero non capisce che cosa accade nell'economia. Se noi vogliamo sviluppare la nostra società, non possiamo tenere il sistema scolastico troppo lontano dall'economia. Sono così felice che Fabio [Brescacin] [1] sia qui. Perché se qualcosa viene realizzato nel modo in cui tu e i tuoi amici siete riusciti a fare, c'è un cambiamento più profondo nella nostra società, forse maggiore che cambiare il programma all'interno di una scuola.

Ovviamente la cosa non dipende da una persona sola. Ma c'è bisogno che ci sian qualcuno in grado di realizzare le idee. Ma io non sono interessato ad astratte teorie sociali. Come ha detto Flavio [Fabiani], ho viaggiato molto. Ho vissuto per un anno a Bucarest, e negli Stati Uniti, ho insegnato molto in Russia e in Cina, ho cercato di osservare cosa accade realmente. Cerco di non autoconvincermi su come debbano essere le cose, quale sia il giusto credo.

Sono molto maggiormente interessato su quello che è un reale effetto di un pensiero. Lasciatemi fare un esempio. Quando ero in Russia, avevo molti buoni amici, e uno di questi, una donna, era professoressa all'università di San Pietroburgo. E' un economista. E con la mia famiglia, mia moglie e mia figlia, lei e sua figlia siamo andati in Caucaso proprio nel momento in cui scoppiò la rivoluzione contro Gorbaciov. Così rimanemmo di fatto bloccati nel Caucaso ma avemmo un sacco di tempo per discutere.

Ora non ricordo bene, ma già con Karl Marx e poi con Lenin e Stalin, hanno avuto dei problemi con il lavoro intellettuale. Lasciatemi scendere nei particolari. Specialmente in Romania ma anche in Russia, ho incontrato degli ingegneri. E i lavoratori erano meglio pagati degli ingegneri. E questo perché gli ingegneri erano considerati come dei parassiti. L’ingegnere non lavora veramente. Lo stesso vale per un insegnante. Che cosa fa un insegnante? Parla! Ma il lavoro per come la fisica lo intende, è forza per distanza. Quindi che cosa fa un insegnante? E un dottore? Quindi qual è l'effetto di questa incomprensione del lavoro intellettuale? Questo è molto interessante perché è un argomento molto vasto da discutere. Uno di questi è per esempio: una volta a San Pietroburgo, ho avuto bisogno di andare dal dentista. C'era una grande clinica per questo. E c'erano molte persone, almeno una ventina che aspettavano fuori. Poi, siccome venivo da un paese occidentale e sapevano che potevo pagare in dollari, mi fecero entrare immediatamente. Ed ho avuto una brutta sensazione. Dentro c'erano un sacco di sedie da dentista e i dottori vi stavano seduti senza fare nulla. Perché avrebbero dovuto lavorare? Le persone fuori guadagnavano più di quanto guadagnassero loro. Così loro bevevano il loro thè. Oppure gli ingegneri. Per esempio un mio amico, lavorava come ingegnere in una fabbrica di vetro. E lì i lavoratori guadagnavano più denaro di quanto non ne guadagnasse lui. Quindi cosa accadeva? Se c'era un danno da qualche parte nella fabbrica, e magari c'era veramente molto poco da fare per sistemarlo, egli non faceva nulla e diceva agli operai: “dovete farlo voi”. Per il fatto che era pagato poco egli non voleva sporcarsi le mani. Ma i lavoratori non erano sicuri su ciò che effettivamente dovevano fare poiché avrebbero avuto bisogno delle sue conoscenze. Beh, potrei continuare a darvi degli esempi per ore ma voglio solamente sottolineare ciò che ho già detto, e cioè che non sono interessato a teorie sulla vita sociale ma sono interessato in quella che è la conseguenza di un pensiero. Nella vita sociale i pensieri sono le forze più potenti che potete usare.

Forse sapete che Albert Einstein disse una volta che nel nostro secolo [e si riferiva al suo, il novecento], pensare è più pericoloso che fumare in una polveriera. Ma come può essere? Di solito diciamo oh ho i miei pensieri ma non sono reali: “che cosa mi piacerebbe cucinare questa sera per cena” come può questo pensiero essere dannoso? In effetti questi pensieri non sono importanti per la società, ma c'è un altra qualità di pensiero. So che non dovrei parlare di queste cose ma è una domanda interessante, quale altri tipi di pensieri sono socialmente pericolosi? Forse sarebbe meglio dire non pericolose ma che hanno un effetto. Beh, oggi tutti sanno che la questione dell'economia è molto più interessante che non dieci anni fa. Sapete che la crisi nella quale viviamo è iniziata nel 2008 e che negli Stati Uniti si poteva vedere dappertutto le case con davanti un cartello con su scritto “in vendita”.

E voi sapete come questa crisi si sia fatta sentire in tutto il mondo. E qual è la domanda oggi? La domanda più importante è la seguente: quali sono i pensieri che ci possono portare verso un futuro migliore? Voi sapete quanto importante sia il capitale umano e di questo si è già detto più o meno poco fa, ma se questo problema del capitale umano viene discusso nel modo sbagliato si possono produrre delle immagini sbagliate di cui si è già detto. Qual è il problema? Di solito l'immagine economica è la seguente [disegna alla lavagna]: qui c'è una macchina economica, il che significa che ci sono differenti funzioni da svolgere. Ho bisogno di qualcuno che si occupi di contabilità, ho bisogno degli operai, degli ingegneri, di manager e qui c'è quello che c'è da fare ed ora, scuola di qualsiasi tipo tu sia, per favore, occupati di educare delle persone che possano svolgere queste funzioni.

E qual è il problema? Si pensa che la macchina economica possa continuare a funzionare come ha fatto sin qui. Cosa succede se voi chiedete a qualcuno di agire come fosse la parte di una macchina? Sentirete che quello non è veramente il vostro lavoro e che siete costretti a farlo. Lasciatemi fare un esempio. Quando tempo fa avviai un movimento di pedagogia antroposofica in Lussemburgo, una volta fui ospitato presso un broker assicurativo e, non lui ma un'altra persona, che era il direttore di una banca tedesca, voleva realizzare una scuola waldorf in Lussemburgo – era una persona piena di soldi, molti più di quanti ne avessi io –, questo direttore di banca disse che il suo lavoro consisteva nell'occuparsi del debito del Sud America. Sapete che i paesi del Sud America hanno ottenuto molti soldi, ma questi soldi non furono investiti, se li mangiarono. E ora devono pagare gli interessi. Ma non possono farlo. Come potrebbero! Poichè questi soldi non sono finiti nella produzione, non possono ora consentire il pagamento degli interessi, è impossibile. Quindi qual era il suo lavoro? Dunque questi sono i debiti dell'Argentina mentre questa parte della produzione doveva essere destinata alle banche. Ma essi non potevano. Come venne risolto il problema? Essi chiesero un altro prestito e poi un altro ancora. E quindi qual era il lavoro di questo povero direttore di banca – ovviamente non in senso finanziario –. Egli diceva che il suo lavoro era completamente senza significato, un vero nonsense, ma egli doveva comportarsi come la parte di una macchina.

Egli non era capace di prendere quelle sole decisioni che sole avrebbero avuto un senso in quella situazione. Avrebbe potuto per esempio mettere in piedi una produzione che avrebbe potuto essere utile per l'intero mercato? E questo è quello di cui abbiamo bisogno spesso oggigiorno: le persone sono costrette ad agire contro le loro convinzioni e la loro interiorità. Ma perché questo è un problema? Perché questa immagine della macchina e della società umana contraddice la realtà dell'essere umano. E perché? Perché ogni essere umano, proprio ogni essere umano, ha la possibilità di portare un pezzo di spirito, di abilità, di intelletto nel mondo. Non siamo nati come lavagne vuote, un essere che ha in sé il suo fine. Che cosa significa? Ogni persona ha la possibilità di prendere e realizzare qualcosa, un pezzettino che non è stato ancora realizzato.

Riusciamo a fare dei calcoli riguardo a questo tipo di fattore? La scuola dovrebbe essere in un modo tale per cui il ragazzo possa provare la sensazione di essere realmente riconosciuto, senza che il maestro effettivamente sappia come sarà tra vent'anni. Lasciatemi fare un esempio: immaginate di avere un albero [fa un disegno] e volete trasformare la forma dell'albero in un uccellino. Così prendete le forbici e tagliate l'albero in modo da avere una forma di uccellino. Gli alberi sono molto pazienti e così potete fare molte cose con loro. Ma ora immaginate di prendere un cetriolo. L'anguria è più sensibile... ma voi non volete avere una anguria, volete del radicchio. Così tagliate le forme dell'anguria in modo da avere del radicchio, ma questo realmente non funzionerebbe.

Ogni essere umano ha la sua propria caratteristica differente. Possiamo costruire una società in cui ogni essere umano possa realmente sviluppare il suo talento? Ancora non voglio discutere questo in modo teorico, ma vorrei raccontarvi di Götz Werner. Il 5 febbraio è diventato settantenne. Non so se in Italia conoscete la catena dei supermercati DM. Forse non ce li avete, è in molti posti ma forse non in Italia. Quando ci siamo incontrati l'ultima volta lui mi disse che servono 4,6 milioni di persone ogni giorno. E ovviamente molti lavorano per loro. Perciò è una grande azienda. Lo scorso anno ha scritto la sua biografia. Siccome lui era nel consiglio di amministrazione di un college che ho fondato, ci incontravamo più o meno regolarmente. E' un uomo davvero interessante. Ha preso come ruolo anche quello di educatore. Lui sviluppa il pensiero sull'economia proprio attraverso ciò che ha fatto. E' nato a Heilderberg, vicino a Mannheim. Non era affatto bravo a scuola come tanti personaggio famosi.

Suo padre aveva una drogheria. Forse addirittura il nonno l'aveva già e il suo pensiero era quello di portare avanti l'attività. Ma non gli piaceva la scuola e tutto quello che faceva era remare, vogare. E quindi ha ottenuto dei successi: è diventato campione nella categoria giovanile. Così ha lavorato in diversi posti per diventare un droghiere. Ha lavorato in molti posti per farsi un'esperienza. Quando è tornato a casa per lavorare assieme al padre, gli disse: “Se continui a lavorare in questo modo, tempo due anni, cadrai in bancarotta”. E suo padre si arrabbiò molto, perché aveva molti clienti e poteva vendere tutto quello di cui avevano bisogno. Così gli disse: lascia casa nostra, non avrai nulla da me!

Questo è un duro colpo per un giovane. Fu come essere lanciato giù da una finestra di un grattacielo, non gli rimase nulla. E questa è stata l'occasione della sua vita. Forse senza il conflitto con suo padre, sarebbe ancora in quella piccola drogheria. Quindi quando succedono queste cose, state ben attenti a dire che è male. Potrebbe essere qualcosa di molto importante per iniziare qualcosa di nuovo. In quel momento i fratelli Aldi avevano iniziato la loro attività, partendo con l'idea del discount. E lui pensò che potesse essere un'idea e che lo stesso modello potesse essere portato alla drogheria. Era già spostato e in quel momento voleva partire con questa nuova idea.

La situazione era difficile perché a quei tempi la situazione legale era tale per cui questa cosa non è che si potesse proprio fare. Ma il parlamento aveva iniziato a modificare le leggi. La sua idea da uomo giovane era “se faccio qualcosa che non è del tutto permesso non mi puniranno”. E quindi si è preso dei rischi ed ha cominciato a cercare di trovare il denaro per cominciare. Perché hai bisogno del capitale per partire. Suo padre nel frattempo era fallito. Così chiese a suo suocero e lui rispose che era matto! Questo è un piano che distruggerà la tua famiglia. E quindi alla fine andò in banca a chiedere un prestito dove non è riuscito a prendere un centesimo. Dissero “bene, dobbiamo discuterne a Francoforte dove c’è la sede centrale” senza poi, in realtà, fare nessuna proposta di credito. Non c'era nessuno che lo supportava... solo sua moglie, che non aveva una lira... però l'ha supportato e gli disse “fai quello che pensi di dover fare!”. Quando tua moglie è con te hai tutta un'altra energia. Anche io sono molto grato per questo a mia moglie!

Quindi ha firmato il contratto di affitto di un negozio. E poté compare dentifricio, spazzolini e cose come queste che potessero essere vendute in una drogheria. Ma i prezzi erano molto bassi perché era un discount, perciò le persone prendevano da sole le cose che servivano. La cosa ridicola è che la cassa si ruppe perché c'erano troppi clienti. Era lui il cassiere e qualcuno dice che lo chiamavano il cassiere più veloce del mondo.

E quindi due settimane dopo è tornato alla banca, le ha consegnato 50 mila marchi e le ha chiesto di fare un'offerta per gli interessi che gli potevano concedere. E la banca non ci poteva credere. E nei giorni successivi per caso ricevette un'offerta per una richiesta per un'apertura di credito ancora più grande, ma in quello momento poté rifiutare e dire “grazie, adesso non mi serve”.

Quando iniziò con la sua azienda stava ancora cadendo nel vuoto, completamente sospeso in aria. Per concludere... aprì la seconda filiale, e poi la seconda e alla ventesima venne fuori un problema. Nel suo pensiero lui era l'imprenditore, il padrone, [disegna alla lavagna] qui ci sono le diverse filiali e lui era qui in alto che osservava. “E' la mia azienda e io dirò come fare ad ogni mio collaboratore”. Quando inizi ad avere 120 negozi, anche se hai una macchina molto veloce, non riesci a visitarli tutti. Il problema con questi negozi è che non si poteva vendere le stesse cose in tutti i posti. Voi cosa avreste fatto? Servono delle persone che seguono i negozi! Ma queste persone devono avere il potere di decidere.

Quindi serve un secondo livello di dirigenza ed ognuno di questi può gestire un certo numero di negozi. Ma anche in questo caso qualcosa non andava. Lui aveva l'abitudine che se girando per la Germania trovava un negozio DM aperto entrava a fare una visita. Ed una sera era nella città di Pirmasens, che è in un certo luogo nelle foreste verso la Francia, trovò un negozio ancora aperto, entrò e lì trovò una ragazza a cui fece alcune domande: “Cosa vendi di più? Chi sono i clienti? Riusciamo a soddisfare i nostri clienti?

Così ha iniziato a discutere con questa ragazza, ma ad un certo punto lei gli disse che non doveva chiedere queste cose a lei perché era solamente una lavoratrice part-time. E Götz Werner ebbe la sensazione che qualcosa non andava: quella ragazza non si sentiva davvero responsabile per il negozio. Si sentiva l'ultima ruota del carro e quindi la situazione doveva essere descritta dal suo superiore e non da lei.

Dovrei aggiungere molti dettagli ma mi prenderebbe troppo tempo. Götz Werner non aveva teorie su come dovesse svolgersi il suo business. Egli osservava semplicemente la vita e da queste osservazioni trasse delle intuizioni che lo aiutarono. Nel gruppo DM periodicamente si incontravano i manager in gruppi di lavoro ed in uno di questi momenti Werner consigliò di consegnare la responsabilità della gestione ad ogni singolo negozio. Dopodiché quando in uno dei negozi qualcuno gli chiedeva come comportarsi in una certa situazione lui aveva sviluppato l'abitudine di riproporre la stessa domanda. Così se qualcuno chiedeva “cosa devo fare?” lui chiedeva “tu cosa pensi che dovresti fare?”.

Così dopo un po' di tempo la gente imparò che non era utile fare domande a Götz Werner perché lui avrebbe chiesto a te! E normalmente le persone che lavorano in un particolare negozio in un certo posto sanno che cosa è realmente necessario e può essere d'aiuto. Così lui fece molto di più di quello che sono riuscito a descrivere in questo modo, e forse di qualcosa possiamo ancora discutere domani, ma potete rendervi di conto del modo in cui l'umore cambiò all'interno dei negozi. Le persone non avevano più la sensazione di aver venduto il loro tempo e la loro forza lavoro al loro datore di lavoro. Lo sviluppo venne incentrato sulla consapevolezza che l'azienda può crescere ancora solamente se ognuno di noi ha la coscienza di cosa deve essere fatto.

Il primo è come fa un gruppo di persone a sviluppare insieme la loro umanità. Non siamo degli ingranaggi di una grande macchina, ma sorgenti di nuove idee. Tu sei la persona che è in grado di giudicare e pensare da te stessa. E questo è ciò di cui abbiamo bisogno: persone che vogliono assumere la loro responsabilità e trarre dal loro lavoro quotidiano la conoscenza di come le cose possono essere fatte meglio. Così uno degli aspetti della nuova cultura nella sua impresa è stato: il negozio è il posto dove coltivare lo crescita personale dei miei collaboratori. Se realmente lo si fa è tutta un’altra sensazione... si lavora meglio.

Il secondo aspetto importante è: l’obiettivo dell’impresa consiste nel servire me o nel servire il cliente? Egli pensò e un giorno improvvisamente ebbe questa chiara idea? No, posso dirvi che qualcuno è venuto dall’Olanda e pose delle domande e da queste domande egli sviluppò questa idea: l’impresa non deve servire me ma le persone che hanno bisogno di quello che vendo.

E c’è stata una seconda idea: siamo una comunità di persone che lavorano insieme questa è una opportunità per sviluppare noi stessi. La seconda idea, anche se può sembrare strana, è stata: Io voglio educare i miei clienti. Essi dovrebbero preferir comprare prodotti di qualità. Solitamente la gente pensa che più una merce è economica meglio è. Come si può educare la popolazione? Come si possono educare 4.6 milioni di persone che entrano nel tuo negozio ogni giorno? Quello che lui offriva erano prodotti buoni. Ha cominciato a vendere prodotti della Weleda e altri prodotti di qualità ma non riusciva ad ampliare la sua offerta. Quindi chiese alle aziende di produrre prodotti di qualità elevata ma non troppo costosi. Oggi hanno più di 2000 prodotti con marchio DM. Hanno 28 linee di prodotti. Non potete sapere cosa è successo in Germania negli ultimi due anni. Abbiamo tre grandi imprese o catene di drogherie. Una era Rossmann, la seconda era Schlecker, la terza è DM. Quando uno doveva entrare in un negozio della Schlecker perché non c’era altro in giro (qualche sperduto posto nella Foresta Nera) l’esperienza che si aveva in realtà era che non avevi voglia di comprare alcunché li dentro. Le persone che servivano I clienti erano così infelici. Se chiedevi qualcosa in realtà li disturbavi. Tutto compresso in piccoli spazi, non potevi quasi muoverti li dentro. Quando arrivi nei negozi DM, ampi spazi, se chiedi al personale sono molto gentili.

Per un periodo nel nostro college abbiamo anche impostato dei corsi per la formazione del personale DM. E qual è la conseguenza, questo è importante per me: abbiamo avuto dei pensieri, delle intuizioni e quello che conta non è come loro le hanno capite ma come le utilizzano concretamente nel lavoro reale. Quindi sebbene i prezzi siano molto buoni dal punto di vista del consumatore portano anche profitto. E una nuova serie di problemi è sorta. Se hai più di un miliardo di Euro semplicemente ha senso distribuirli. C’è un obiettivo dell’economia ed è quello di creare valore. Quello che sperimentò fu: il problema principale è far si che le persone nel mio negozio (il personale) comprendano la nostra cultura. Noi non preleviamo queste persone dalla scuola pubblica. Ovviamente ci sono numerose brave persone questo è fuori discussione ma non a sufficienza. Così quello che cominciò a fare fu supportare l’educazione delle persone.

Oggi potete leggere in questo libro, la sua biografia, tradotto in italiano, e troverete che lui parlò ai suoi sette figli. E lui chiese loro: Avete bisogno del mio denaro? E tutti e sette dissero “No, noi vogliamo vivere la nostra vita, non perché tu hai così tanto denaro”. Così concordarono di portare tutto il loro denaro, intendo il valore dell’intera Impresa, all’interno di una fondazione.

Immaginate di lavorare in una grande azienda con il pensiero: io devo vendere la mia forza lavoro per rendere qualcun altro ricco. Lavori con il sentimento: io lavoro solo per rendere un altro ricco. Ovviamente il titolare guadagna molto denaro, i suoi beni, perché no? Ora però essi possono vedere che il profitto che creano con il loro lavoro ritorna nella società. Per esempio supporta la formazione degli insegnanti in quando l’educazione dipende dagli insegnanti, le persone che la erogano.

Probabilmente domani riusciremo a parlare di queste questioni in modo più dettagliato, più strutturato. Siamo appena partiti con un nuovo progetto, ovviamente anche questo progetto è supportato da Götz Werner. Uno dei figli di Porsche è nella commissione. Il progetto è piuttosto interessate: come possiamo finanziare la cultura, dando così un senso al profitto.

Lasciatemi finire riferendomi di nuovo a Fabio [Brescacin]: ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrati a Milano 20 fa circa? Un giovane si avvicinò e mi disse che voleva mettere in pratica le idee di Rudolf Steiner che avevano a che fare con il denaro. Bello da sentire ma non molto interessante perché non sai mai cosa succederà. Molte persone dicono io farò questo, farò quello, ma dieci mesi dopo spariscono. Fabio potresti raccontarci brevemente cosa hai fatto?

[Fabio Brescacin]: Un gruppo di giovani idealisti ha fondato prima la Gea e poi la Ecor: oggi l’azienda ha più di 500 dipendenti con 230M di fatturato. Il nostro capitale iniziale è stato di 15000€, 30.000.000 di Lire: all’epoca ci siamo detti se tiriamo su 15000€ partiamo altrimenti no. Siamo riusciti a tirare su 30M di lire con prestiti vari e oggi siamo arrivati 230M di Euro di fatturato e diamo lavoro a 500 persone con un indotto di qualche migliaio tra agricoltori e commessi dei negozi che non sono di nostra proprietà. La maggioranza dell’azienda è una fondazione. La "Libera Fondazione Antroposofica Rudolf Steiner" di Conegliano ha la maggioranza, ha il 38% oggi delle azioni e il 50,1 percento di diritto di voto. Oggi sono entrati nuovi soci [...].

[Domanda dal pubblico]: Tutto il profit della fondazione si riversa automaticamente in attività no-profit?

[Fabio Brescacin]: Si tutto va nella fondazione e poi la fondazione investe in attività culturali.

Amo così tanto questi esempi in quanto non sono teoria. Esiste qualcuno che ha pensato queste idee nel mondo e le ha poi realizzate. Non credo che dovremmo stare a discutere qual è la via migliore: ognuno dovrebbe trovare la propria via. Possiamo imparare così tanto dagli esempi: cosa ha fatto questo, cosa ha fatto quest’altro. [...] laddove queste persone sono state realmente arricchite dai pensieri che Rudolf Steiner ci ha lasciato. Non è una ideologia, come pensano in molti. Proprio no! [...] ci da forze sufficienti per realizzare quello che tu pensi debba essere fatto. In un certo senso il mio lavoro è molto più difficile. Io non posso vendere quello che faccio: formare gli insegnanti. E dove sono persone interessate a questo? Ovviamente esistono: i genitori nelle scuole Waldorf. Ma questo non può essere un lavoro che genera profitto, in realtà, poiché il beneficio a livello sociale della formazione di insegnanti può essere percepito solo dopo quarantacinque – cinquanta anni. Io sono felice di vivere questa situazione, la amo, ma va compresa la differenza tra una impresa di tipo economico e una di tipo culturale.

Abbiamo vari argomenti da discutere domani!



Ernst Schuberth



(*) Il testo, trascritto dal video della conferenza, è stato rivisto e corretto cercando di rispettare per quanto possibile l'immediatezza dell'esposizione originaria. Sono stati omessi, e indicati con dei puntini, alcuni passaggi poco chiari della registrazione. Il senso della comunicazione ne risulta comunque impregiudicato.

Note:

[1] Fabio Brescacin, socio fondatore di EcorNaturaSì. Cfr. EcorNaturasì, gli utili sono “bio” e il maggior socio è non profit.


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