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OO 337b - Idee sociali – realtà sociale – prassi sociale – Vol. II



SERATE DI DIBATTITO DELLA LEGA SVIZZERA PER LA TRIPARTIZIONE DELL'ORGANISMO SOCIALE
Seconda serata di dibattito

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Dornach, 19 luglio 1920



Come si può realizzare l'idea della triarticolazione?



Emil Leinhas introduce la riunione. Alla fine diversi partecipanti, fra i quali Emil Grosheintz chiedono la parola. In conclusione Rudolf Steiner risponde ad alcune delle domande poste.

Rudolf Steiner: Dunque, è stato posto un certo numero di domande. Possiamo continuare il dibattito più tardi. Posso prendere alcune delle domande che sono state poste e vorrei cominciare dall'ultima, da quanto ha detto il dottor Grosheintz.

È comprensibile che proprio negli ultimi decenni, a partire dalle diverse idee sociali, si sia sempre rinnovato l'impegno a scoprire a quanto ammonti in realtà la quantità di lavoro che l'umanità deve apportare (in totale) per poter appunto andare avanti, con tale quantità di lavoro. Naturalmente dal punto di vista economico il lavoro verrebbe sfruttato al meglio se si svolgesse soltanto quanto lavoro è necessario per ciò che l'umanità vuole consumare. Ed è del tutto comprensibile che su queste cose si possano dare solo indicazioni approssimative. Però in diversi gruppi che hanno cercato di far luce su questa questione (appunto non è molto facile) ci si è potuti fare delle idee sulla eccessiva quantità di lavoro, cioè di semplice forza lavoro umana, che viene attualmente scialacquata. A meno di non affrontare la questione in modo dilettantesco, volendosene occupare in modo adeguato, ovviamente non lo si può sapere con esattezza, ma per una parte della forza lavoro umana, per il lavoro fisico, possiamo almeno dire quanto segue. Potendo supporre che ognuno lavori manualmente secondo le proprie capacità fisiche, sarebbe necessario che ogni persona del mondo civile (dei 'selvaggi' qui non teniamo conto) lavorasse ogni giorno circa da 2 ore e mezza a 3 ore. Questo significa dunque che se ogni persona lavorasse manualmente ogni giorno per circa 2 ore e mezza o 3, verrebbe apportata la forza lavoro necessaria all'umanità. Ovviamente questa è un'indicazione che in realtà dà solo un orientamento, come principio approssimativo, perché nella pratica naturalmente si presenta la necessità che uno lavori fisicamente di più, un altro di meno, per esempio che uno che debba fare un lavoro spirituale particolare magari non venga caricato di lavoro fisico; allora un altro dovrà svolgerne di più. Ma se ora invece calcolate quanto lavoro fisico viene svolto oggi, si può sicuramente dire che la grandissima parte dell'umanità deve lavorare finché appunto risulta essere impiegata molta più forza lavoro di quanta se ne dovrebbe impiegare, probabilmente (è ancora una volta un dato approssimativo) cinque o sei volte di più, di lavoro fisico. Così vedete quanta forza lavoro umana oggi, in realtà, viene scialacquata dalla non-economia che c'è. Viene scialacquato molto più di quanto si creda. Questo è quello che oggi risulterebbe [realizzando la] triarticolazione dell'organismo sociale e che quelli che appunto non hanno alcun senso pratico non vogliono capire.

Quanto poco senso pratico abbiano oggi le persone si vede ad ogni piè sospinto, soprattutto nelle critiche che vengono mosse all'impulso della triarticolazione dell'organismo sociale. Quel che appunto non si vuole affatto capire è che oggi di fronte a ciò che sta crollando bisogna sviluppare nuove forze spirituali; e perciò, dato che non lo si capisce, oggi queste forze spirituali, per imporsi, devono sgomitare, per così dire, attraverso le colonne dell'ordinamento sociale. Infatti con quel che uno Stato può ordinare e organizzare non si può affatto coltivare lo spirito. È una totale illusione, credere che dall'amministrazione statale possa venir fuori una qualche cura dello spirito. Tutti i regolamenti statali in merito alla vita spirituale sono in parte smaniosi di mettersi in luce, in parte tempo perso, e ciò che poi viene realmente svolto spiritualmente viene appunto svolto nonostante questi regolamenti. Ovvero, in parole povere, se oggi ci sono ancora bambini che imparano qualcosa, non imparano perché c'è lo Stato, ma nonostante ci sia lo Stato, perché a scuola possono ancora sempre succedere moltissime cose contro le leggi scolastiche. E ciò che avviene secondo le leggi scolastiche non sviluppa le forze spirituali, bensì ostacola l'evoluzione spirituale. [Invece, solo in una vita spirituale libera] verrebbero portate alla luce le forze dell'essere umano, prima di tutto per il fatto che persone formate in una vita spirituale libera del genere e poi poste nella vita giuridica ed economica, avrebbero veramente delle visioni d'insieme nei singoli settori della vita, potrebbero comportarsi in modo economico e potrebbero predisporre quel che oggi non può essere predisposto. Di fatto al giorno d'oggi c'è da disperarsi, per me, se si guarda come si conducono gli affari. Chi sia capace di pensare anche solo un pochino e sia costretto una buona volta ad osservare il modo in cui vengono condotti gli affari, vede proprio subito che in questi casi in realtà viene sprecata dieci volte più forza, perché non è mai presente abbastanza volontà per raccogliere le forze in modo economico, per unire le forze in modo economico, ma perché si affrontano le cose prendendole più alla larga possibile. Prima di tutto è importante riconoscere veramente, attraverso la vita associativa, le persone che si coalizzano – volendo organizzare la vita economica bisogna prima riconoscerle. Proprio solo con la triarticolazione dell'organismo sociale questa economia diventa possibile, e a poco a poco cesserà lo sperpero delle forze.

In realtà però alcune domande (proprio quelle che mi sono state poste) mostrano quanto sia difficile per le persone adattarsi ad un modo di pensare totalmente consono alla realtà come quello che sta alla base dell'impulso della triarticolazione dell'organismo sociale. Vedete, in realtà oggi è come se le persone non stessero affatto coi piedi per terra, ma aleggiassero al di sopra della realtà ed ergessero la testa verso l'alto in modo da percepire il meno possibile della realtà. L'indiano Rabindranath Tagore si è avvalso di un'immagine davvero graziosa per rappresentare l'uomo di cultura moderno dell'Europa occidentale, paragonandolo ad una giraffa la cui testa si allunga molto al di sopra del corpo separandosi dalla restante realtà dell'uomo. E così succede che non si riesce proprio a capacitarsi del fatto che questo impulso della triarticolazione dell'organismo sociale è stato tratto da una reale prassi di vita e che in questi settori l'importante è non di fare mai alcun genere di sciocchezza puramente teorica.

Volevo premettere questo prima di leggervi la seguente domanda:

È pensabile, all'interno dell'organismo sociale triarticolato, una forma che sia adatta ad accogliere in sé come contenuto i sentimenti di quella parte di persone che per loro natura portano volontariamente incontro ad un principio monarchico assoggettamento e fiducia?

I pensieri della triarticolazione dell'organismo sociale non furono offerti per la prima volta al vecchio regime?

Ecco, ora dovrei tenere una conferenza, se volessi rispondere alla domanda in modo adeguato. Voglio solo abbozzare qualcosa: «È pensabile, all'interno dell'organismo sociale triarticolato, una forma che sia adatta ad accogliere in sé come contenuto i sentimenti di quella parte di persone che per loro natura portano volontariamente incontro ad un principio monarchico assoggettamento e fiducia?» Vorrei sapere quanto del contenuto di questa frase è tratto da un vero pensare conforme alla realtà! Se si vuole sostenere l'impulso della triarticolazione dell'organismo sociale, bisogna appunto pensare in modo pratico, cioè secondo la realtà. Ora naturalmente bisogna prendere qualcosa di concreto. Prendiamo gli ultimi decenni di questo ex Reich tedesco, di queste persone che 'per sentimento proprio o per natura portano volontariamente incontro ad un principio monarchico assoggettamento e fiducia'. A questo punto vorrei chiedervi: e dov'erano? Certo, quelli che in zucca si sono votati ad alcune illusioni in questo senso, c'erano. Ma ora prendete il 'principio monarchico' dell'ex Reich tedesco: chi vi regnava? Forse Guglielmo II? Egli in realtà non ha potuto regnare, mentre invece c'era una certa casta militare che ha conservato la finzione che questo Guglielmo II avesse una qualche importanza – non era che una comparsa teatrale – ed ha conservato pose da commedia dando ad intendere al mondo cose di ogni genere. Era una specie di teatro, portato avanti da una casta militare che ora non agiva proprio a partire dalla semplice 'natura' e dal 'volontario assoggettamento e fiducia', ma da qualcosa di completamente diverso, da tutte le possibili vecchie abitudini, comodità, dalla visione che appunto le cose devono essere così – una visione che però non radicava molto in profondità nel cuore dell'uomo. Così era tutto questo, e lo si considerò più di quanto governasse realmente. Lo dimostra l'ultima settimana di luglio del 1914. Nel mio libro I punti essenziali l'ho appunto soltanto accennato dicendo: tutto qui era giunto alla nullità. Però è motivato profondamente dai dati di fatto. Poi si giunse a quel che da parte delle caste militari teneva insieme questa commedia, negli ultimi decenni la grande industria, ancora più disgustosa – e la vendita all'ingrosso, che dunque andò ad aggiungersi e che così conservava questo principio monarchico proprio per via di impulsi interiori menzogneri.

Ora prendiamo ancora una volta un singolo momento concreto che ci consente di vedere quello che veramente nella realtà (a prescindere dalle menzogne convenzionali che conservano una cosa del genere a partire dal pregiudizio delle persone) si chiama 'principio monarchico'. In un preciso giorno del 1917 – lo sapete tutti – Theobald von Bethmann Hollweg fu destituito come cancelliere del Reich tedesco. Seguendo questa destituzione fino nei dettagli, si trova chi destituì quest'uomo – quest'uomo che ovviamente parecchio prima e parecchio dopo ebbe ancora un ruolo quasi monarchico in questa disgraziata Germania. Dunque, in realtà chi destituì Theobald von Bethmann? Vedete, lo fece il corpulento Erzberger, e non Guglielmo II, questi non ebbe il benché minimo ruolo. Quel che accadde allora, quel che in realtà fece il corpulento Erzberger, come di fatto proprio in quei giorni egli abbia esercitato il potere monarchico lo sanno pochissime persone, perché pochissime persone si interessano a ciò che accade realmente, e invece lasciano che tutto accada dormicchiando.

Quando dunque si riflette su qualcosa come il 'principio monarchico', bisogna prima arrivare ai fatti concreti, poi bisogna avere chiarezza su in che cosa consista la realtà, se sia monarchismo o no. Credete che nell'Inghilterra di oggi governi quella personalità che sulle fotografie che ci fanno vedere davvero non dà l'impressione di essere molto intelligente e che nelle disposizioni di governo viene sempre chiamato in modo tale per cui si dice: 'regno di sua maestà britannica'? No, guardate come oggi tutta l'Inghilterra va dietro a Lloyd George e come sia questi, di fatto, ad esercitare il potere monarchico. Osservate per favore come stanno le cose nelle cosiddette repubbliche, osservate come in realtà le cose sono del tutto diverse da come le persone credono che siano in base alle frasi fatte, alle caricature concettuali. Però è importante che, se una buona volta vogliamo sostituire la menzogna con la verità, anche le domande vengano poste sul piano della realtà. Perciò, quando si parla della triarticolazione dell'organismo sociale, davvero non si può chiedere: “Qui sarebbe pensabile un qualche Lloyd George dalle arie aristocratiche?” La triarticolazione dell'organismo sociale dice qualcosa di ben preciso sulle sue tre parti: sulla vita spirituale, sulla vita giuridica e sulla vita economica. Qui le cose risultano già da sé; proprio come le altre persone all'interno di un organismo del genere vengono poste in una posizione consona alle loro capacità, così sarà anche per i 'monarchi'.

Ma sembra che il nocciolo di questa domanda stia nelle ultime righe: «I pensieri della triarticolazione furono presentati per la prima volta al vecchio regime?» Sì, altrimenti a chi avrebbero dovuto essere presentati? Sicuramente dovettero essere presentati a coloro che potevano fare qualcosa. Che cosa ne sarebbe venuto fuori, questo è un altro paio di maniche. Si trattava proprio di trovare dappertutto persone che potessero porre alla base di quel che facevano di concreto l'impulso della triarticolazione. Ecco, a che cosa sarebbe servito, quando per esempio si prospettava la pace di Brest-Litowsk, gridare in qualche modo al mondo in quel periodo: “Principio astratto!” A che cosa sarebbe servito? Non avrebbe mai funzionato. L'importante sarebbe stato che questa idea della triarticolazione fluisse nei fatti reali della pace di Brest-Litowsk; sarebbe stato importante che questa pace venisse stipulata in modo da essere conclusa sotto l'influsso di questo impulso.

Egregi signori, fu poco dopo la pace di Brest-Litowsk, che io venni a Berlino e parlai con un signore che per molti aspetti era il braccio destro di Ludendorff. A quei tempi, a chi poteva sapere cose del genere, era già chiaro a quali devastazioni avrebbe portato tutta la conclusione della pace di Brest-Litowsk. Inoltre era chiaro che in primavera sarebbe cominciata una grande offensiva di primavera.

E io viaggiai verso Berlino passando per Karlsruhe. Era gennaio. In quel periodo si sapeva benissimo che se nella Germania di allora si fosse giunti allo scontro, il principe Max von Baden sarebbe diventato cancelliere del Reich. Durante questo viaggio, già in gennaio, parlai della triarticolazione dell'organismo sociale anche col principe Max von Baden, perché sarebbe stato importante che ovviamente nei fatti oggettivi reali, immediatamente concreti, agisse quella che è la forza dell'impulso dell'organismo sociale triarticolato. Prima della conclusione della pace di Brest-Litowsk, molto tempo prima, quando effettivamente c'era ancora abbastanza tempo, io presentai tutte le idee della triarticolazione dell'organismo sociale al signor von Kühlmann facendo notare chiaramente: dall'America vengono qua le folli idee della Società delle Nazioni, i folli quattordici punti, che sono assolutamente astratti, che porteranno il mondo all'annichilimento, e la sola cosa che l'Europa potrebbe realmente fare sarebbe di contrapporvi questo grande programma mondiale della triarticolazione dell'organismo sociale.

Avrei voluto vedere, egregi signori, che cosa avrebbe voluto dire, quella volta, se, qualcuno in una carica di autorità avesse avuto il coraggio di contrapporre al programma zero dell'occidente un programma di autentico pragmatismo politico, pieno di contenuto, come lo sono gli impulsi della triarticolazione dell'organismo sociale! E anche se alcune persone alle quali presentai la cosa mi dissero: “Ora, scriva un opuscolo o un libro!” [dovetti rispondere] che in realtà non si trattava di pubblicare le cose, ma di come introdurle nel mondo dei fatti.

Ora, il dialogo che ebbi col signor von Kühlmann – lo si può dimostrare ancor oggi, quale ne fu il contenuto, perché grazie a Dio il signore che era con me è ancora vivo e speriamo che viva ancora a lungo. Durante quel colloquio il signor von Kühlmann mi disse, nel suo modo: “Io sono un'anima limitata”. Il signor von Kühlmann ovviamente intendeva dire che era circondato anche da altri uomini di Stato e che era limitato nelle sue decisioni; tuttavia in cuor mio io pensai ad un altro significato di questa espressione[1].

Ordunque, io venni a Berlino in primavera e parlai con un signore che, come ho detto, era molto vicino a Ludendorff, e volli chiarire quale sciocchezza fosse intraprendere quell'offensiva di primavera, della quale egli ovviamente parlò nel modo in cui era consentito parlarne. Io dissi: “Ovviamente chi non è militare non può e non deve intervenire sull'aspetto strategico, ma io parto da premesse che con la strategia non centrano nulla. Suppongo che, sia che il signor Ludendorff ottenga tutto quel che può pensare di ottenere, oppure che non si ottenga tutto quel che Ludendorff pensa, se non lo si ottiene, comunque l'effetto della terribile guerra sarà esattamente lo stesso”. Quella volta si poteva mostrare chiaramente che l'effetto sarebbe stato esattamente lo stesso; e infatti poi è stato così; anche adesso è proprio così. Qui il signore che avevo sempre paura che tornasse di nuovo sulla sua sedia dalla quale era saltato su, da tanto nervoso che era, mi disse: “Che cosa vuole? Kühlmann aveva la triarticolazione in tasca ed è andato a Brest-Litowsk tenendosela in tasca. I nostri politici non sono assolutamente niente, i nostri politici sono delle nullità. Noi dell'esercito non abbiamo altro dovere che quello di combattere. Noi, noi non sappiamo altro!”

Vedete, quella volta le cose sono state realmente presentate per prima al vecchio regime – non si tratta affatto di introdurre nel mondo delle idee a vanvera, ma di cercare realmente le vie per poterle realizzare, le idee. Poi, egregi signori, è iniziato un periodo in cui avevo a disposizione solo delle regioni del mondo, un periodo in cui a poco a poco è diventata veramente non pratica la domanda su come ci si dovrebbe comportare coi monarchi e su che cosa si poteva fare qui riguardo alla triarticolazione – al momento non ho a disposizione altre regioni; non vengo ancora fatto entrare nell'Inghilterra pseudo-monarchica, nell'America iper-monarchica e nella Francia completamente repubblicano-monarchica ecc. ecc. Chi sta sul piano della realtà veramente non tratterà oltre la questione massimamente non pratica di come ci si dovrebbe comportare nei confronti del principio monarchico, perchè questo principio monarchico ora in qualche modo non potrà regnare, si acquatterà in angolini impenetrabili e sicurissimamente nel prossimo futuro non renderà necessaria una seria discussione – al contrario, oggi è necessario discutere di cose totalmente diverse.

E vi prego solo, egregi convenuti, di leggere nel periodico di triarticolazione il mio saggio su 'rivolte dell'ombra' (Schattenputsche[2]) dove ho cercato di mostrare come fosse inutile che le varie parti più a sinistra si scaldassero contro tutta la commedia di Kapp. Perché in fin dei conti, per com'erano le cose allora, la sinistra non era meglio della destra, ed era già esattamente lo stesso da quale parte venisse fatto l'assurdo. Adesso si tratta di cercarvi solo e soltanto la realtà, di introdurre la triarticolazione in quante più teste possibile, che poi riescano a portare l'idea della triarticolazione. Questa è l'unica realtà. Forse servirà molto tempo, se il dolore non lo abbrevia. Ma si dovrà essere più accurati nel portare quest'idea della triarticolazione in teste capaci. Il fatto che adesso essa non sia ancora molto penetrata nelle teste di chi è alla guida fa sì che, per esempio, da parte tedesca anche a Spa figurano ancor sempre, come guide, coloro ai quali anche prima venivano attribuite le caratteristiche di guida e nelle cui teste l'idea della triarticolazione sicurissimamente non penetra. Dunque vedete: veramente non si tratta di sprecare i pensieri per porre simili domande irreali, ma si tratta veramente di lavorare nel senso dell'idea della triarticolazione affinché questa idea della triarticolazione penetri in quante più teste possibile. Oggi non si tratta di riflettere su come le persone si sottomettano volontariamente non ad un monarca, ma ad un principio monarchico, che gli portino incontro fiducia ecc.; che ora ci si rifletta sopra o no, mi sembra del tutto indifferente. È del tutto inutile darsi a tali pensieri irreali, quando si ha veramente a che fare con qualcosa che vuole assolutamente lavorare basandosi sulla realtà.

Toccherò le altre domande solo molto brevemente, perché senza dubbio queste parole conclusive sono durate fin troppo:

Nelle associazioni sarà possibile stare senza la ricerca spirituale? Bisogna riconoscere se qualcuno dopo anni farà una scoperta o se è soltanto un abborracciatore?

Ora, vedete, alla base di queste domande non c'è una corretta comprensione di quelle che saranno le associazioni. Certamente, le difficoltà che ci sono nella natura umana ci saranno sempre. La pura fede che si possa raggiungere un paradiso terrestre è sbagliata. Certe difficoltà ovviamente ci saranno sempre. Ma la decisione se in qualche modo una scoperta sia promettente o no sia oggi che in futuro la deve prendere la singola persona. Solo che oggi il singolo o dipende da se stesso, oppure dipende da determinate tradizioni. Mentre invece, se ci sono delle associazioni, egli è appunto in connessione con tutto ciò che è associato e al suo giudizio si unisce quel che può venir fuori dalle persone che sono in collegamento con lui nelle associazioni. Quindi il giudizio che va emesso su queste cose verrà sostanzialmente appoggiato e sostenuto dal fatto che le persone sono inserite nelle associazioni.

Nell'ultimo periodo ho portato spesso un esempio per mostrare come al giorno d'oggi uno possa essere molto intelligente senza tuttavia pervenire ad un giudizio sulla portata di una cosa o l'altra. Ho fatto questo esempio: in tutti i parlamenti possibili ci sono state persone che avevano una formazione pratica e che a partire dalla metà del XIX secolo hanno difeso la valuta aurea, e che l'hanno sostenuta sostenendo che la valuta aurea avrebbe portato al libero scambio e quindi ad una configurazione del commercio tale da essere particolarmente favorevole ai rapporti internazionali fra gli uomini. È successo il contrario: la valuta aurea ha proprio portato soprattutto al sistema del dazio protettivo. Ho detto che con questo non sto affermando che le persone che dicevano che la valuta aurea avrebbe portato al libero scambio fossero tutte stupide, anche se essa poi, appunto, ha portato dappertutto ai dazi protettivi. Per la maggior parte erano persone molto, molto intelligenti. Leggete bene i numerosissimi discorsi parlamentari che sono stati tenuti sulla valuta aurea nei diversi parlamenti, e vedrete che qui sono state messe in tavola cose molto intelligenti sulla valuta aurea. Ma tutto l'ingranaggio nella vita economica era individualizzato e il singolo non era in condizione di avere una visione panoramica dei grandi contesti. Per quanto intelligente fosse, non era in condizione di raccogliere le proprie esperienze.

Questa esperienza può venire solo trovandosi all'interno dell'intera rete di associazioni, sapendo chi sa qualcosa di questo e chi sa qualcosa di quell'altro, ecco, chi sostanzialmente sa qualcosa in quanto individualità – non solo perché la persona in questione è stata nominata da una certa posizione, ma perché in un certo numero di casi vi ha avuto a che fare all'interno della rete associativa. Questo elemento che unisce di questa rete associativa è qualcosa che deve venire dalla fiducia. E così si può dire: nella vita non c'è affatto un aut/aut. Ma quel che oggi rende difficile all'uomo riconoscere se qualcosa che viene scoperto sarà fruttuoso nella vita umana in gran parte decadrà nella vita associativa. Bisogna pensare le cose in grande. È veramente scoraggiante, quando qualcuno più o meno nella forma seguente dice: “Ora ecco, sono d’accordo; tutto deve essere rinnovato, tutto deve assumere una forma diversa, e tu indichi come saranno queste altre forme. Ma adesso dimmi come sarà allora la mia bottega, quando ci sarà questa riorganizzazione”. Sì, egregi signori, forse sarà necessario dirgli che allora una tale bottega in questa forma non esisterà affatto. Allora naturalmente quella persona sarà veramente molto insoddisfatta della risposta. Nella triarticolazione si tratta sempre di qualcosa che si può fare direttamente ogni giorno e che andrà avanti tanto velocemente quanto appunto ci saranno le persone capaci di farlo. Potrebbe andare molto velocemente.

Ora, volendola fare nella pratica, non si può chiedere:

Dov'è che un apparecchio comincia ad essere un mezzo di produzione, per esempio una macchina da cucire? Essa è un mezzo di produzione solo quando non la uso soltanto per me stesso e quindi non posso più usarla per me?

Ecco, egregi convenuti, davvero non si può, quando si tratta di questioni così grandi come nel presente, prendere la risposta da una sfera assolutamente ristretta; è impossibile. Vi garantisco che, se verrà introdotta la triarticolazione dell'organismo sociale, avrete anche un rapporto soddisfacente con la vostra macchina da cucire. Perché di solito non si riflette affatto sul fatto che la macchina da cucire e altro del genere, per me anche un pettine o cose del genere, ecco possono anche essere mezzi di produzione, perché mezzo di produzione è tutto ciò che mi mette in condizione di svolgere la mia professione. Dunque, non si può limitare tanto il concetto di mezzo di produzione. L'importante è che la maniera di pensare non sia così limitata. Pensate ancora, qui c'è una chiesa, qui c'è la seconda chiesa – scelgo un esempio che è ordinario nel cattolicesimo. Supponiamo che qui abiti il parroco N (viene disegnato alla lavagna). Questo parroco legge ogni giorno una messa, di domenica i suoi vespri, ecc; qui indossa le sue pianete. Queste pianete, che indossa qui come pianete per la messa, appartengono tutte alla chiesa. Se ora il parroco N viene trasferito, per esempio avanzando dalla chiesa A alla chiesa B, non porta con sé nessuna delle sue pianete; tutto questo rimane nella chiesa A. E là, nella chiesa B, indossa a sua volta le pianete che appartengono a questa chiesa – se si può parlare di 'appartenere', ma sapete cosa intendo.

Disegno

Con le pianete per la messa avete subito un rapporto del tutto diverso con le cose che hanno a che fare con la professione, rispetto a quello che si ha con la macchina da cucire o con la macchina da scrivere, che portate con voi quando vi spostate da in luogo all'altro. Non voglio dire che ora in futuro per la macchina da cucire si debba introdurre lo stesso ordinamento che vale per le pianete per la messa. Vedete, ci sono diverse possibilità di raggiungere ciò di cui si ha bisogno per svolgere il proprio lavoro. Dunque veramente non si deve pensare in modo ristretto, quando oggi si tratta dei grandi contenuti del mondo. Non si dovrebbe, per la preoccupazione per la propria macchina da cucire, gettare in confusione tutto il proprio pensare sulla triarticolazione dell'organismo sociale.

Ancora più curiosa è la terza domanda:

Cosa succede, se uno non vuole ritirarsi quando non può più gestire da sé i mezzi di produzione? Oppure, se non vuole ritirarsi, lo si costringerà? Chi sarà in grado di capire e dirgli che deve andarsene?

Ora, nevvero, queste sono domande così spaventosamente astratte, da non porsi per chi capisce il corso degli eventi nella realtà della triarticolazione dell'organismo sociale. Leggete bene i miei Punti essenziali; nella realtà della triarticolazione ecco ci sono innumerevoli mezzi per costringere una persona del genere a ritirarsi. E inoltre basta riflettere sul fatto che con la triarticolazione dell'organismo sociale (e questo è l'essenziale) tutto il rapporto dell'uomo con la società cambia. Si pensa, nevvero: Come avverrà la nomina del proprio successore? Tuttavia queste domande, strappate vie dalla realtà, non dovrebbero essere poste in questo modo. Queste domande bisogna porle in modo del tutto concreto, vivendo i fatti oggettivi. Diciamo, uno diventa incapace, incapace per demenza, e a causa della demenza arriva al punto di non essere più in grado di dirigere una data azienda. Ora, nella maggior parte dei casi, chi vede che sta arrivando la demenza e che non se la cava più, assumerà qualcuno che lo aiuti. Allora da questo rapporto seguirà già la successione. Se non c'è già quello che ho descritto, allora nella vita concreta si configureranno rapporti del tutto diversi, ma sempre ben precisi. Dunque, se uno non se ne vuole andare, la vita gli mostrerà che deve farlo. Infatti chi non è capace non troverà appunto più nessuno che vorrà lavorare con lui, e allora non potrà più condurre in modo fruttuoso la propria azienda.

Dunque nella vita reale le cose si presentano in modo del tutto diverso da come sono in una domanda teorica. E perciò si tratta proprio di avvicinarsi alle cose con un pensare corrispondente alla realtà che si metta nei panni della vita reale, pratica. Se oggi in una riunione socialista sentite parlare su qualcosa del genere, dappertutto si parla di tutto il possibile e l'impossibile, perché non si sta mai nella realtà. E il proletariato, poi, che è stato fatto crescere in questo modo, senza che ci si preoccupasse di lui, che è stato messo alla macchina, che non ha conosciuto la vita reale, i veri contesti: il proletariato come potrebbe capire qualcosa di diverso dalle teorie estranee al mondo? Ma l'importante è che con queste teorie estranee al mondo appunto il mondo è andato in rovina e non avviene nessuna ricostruzione. L'importante è arrivare a indicare la realtà e capire tutto basandosi sulla realtà con tutti i mezzi possibili. È questo l'importante.


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Indice

Note:

[1] 'anima minorata' si dice nello stesso modo. N.d.T.

[2] Cfr. http://anthroposophie.byu.edu/aufsaetze/s132.pdf N.d.C.